martedì 1 maggio 2018

Parliamo di felicità


Parlare di felicità in questi tempi di crisi sociale, politica ed economica è davvero difficile; ci possiamo al massimo riferire a “momenti” di felicità, soprattutto a livello individuale e a proposito di singoli eventi. Possiamo insomma trovarla più che altro nella vita privata.
Il mondo è sempre caotico, violento e ingiusto. Ognuno è contro tutti e lavora soprattutto per sé. Anche in politica, tutti hanno in bocca “il bene comune”, ma poi lavorano per il proprio interesse personale. “Io… io… io…”.
Il problema è che il mondo e la società sono sempre un insieme di relazioni. Quindi, per curare se stessi, bisogna curarsi almeno di un nucleo minimo di relazioni. Anche l’io è in relazione con se stesso. Avere coscienza significa proprio questo.
Curare sé è inevitabilmente curare il mondo e curare il mondo è curare sé. Ognuno deve lavorare prima di tutto su se stesso, occuparsi di quella relazione basilare che ha in se stesso. Già così potrà introdurre nella società un elemento di pacificazione e far qualcosa per il rasserenamento generale.
In conclusione, non bisogna perdersi né nella socialità indistinta né nell’intimismo morboso, ma la cura di sé resta un fattore imprescindibile.

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