Come
mai gli italioti son così propensi al populismo? Perché non ne possono più dei
partiti tradizionali, del vecchio che li ha sempre delusi, che non ha mai
mantenuto nessuna promessa, perché vorrebbero cambiare tutto, soprattutto i
politici che vedono da decenni.
Fin
qui va tutto bene. L’aspirazione a cambiare è legittima. Ma una transizione del
genere non può essere improvvisata da persone senza esperienza e senza cultura.
Ecco
l’improvvisazione, il pressapochismo, il voler azzardare. Si tenga però
presente che stiamo giocando d’azzardo con i nostri soldi, con quel po’ di
benessere che abbiamo, con la nostra democrazia. Non tutto va buttato via.
Il
ribellismo è tipico della storia italiana – ma un ribellismo improvvisato,
caotico e disorganizzato che non sfocia in nulla di buono. Il vecchio è sempre
più furbo e alla fine ritorna, peggio di prima. Non è successo così, per
esempio, in tempi recenti con le rivolte del ’68 e con le Brigate rosse?
Infine
c’è un’altra tendenza, ancora più pericolosa. Buttare tutto all’aria per
affidarsi all’ “Uomo della Provvidenza”. È un vecchio meccanismo che viene agli
italiani dalla tradizione religiosa, che è tutto meno che democratica, che sogna
sempre il Salvatore.
Non
è un caso che i due leader giallo-verdi si siano fatti cogliere, l’uno con i
Vangeli e il rosario in mano e l’altro mentre andava a messa. È questa vecchia
cultura cattolico-autoritaria che salta fuori nei momenti di crisi. Gli
italioti vorrebbero avere il despota, il dittatore cui demandare ogni
decisione. Un tipo come Putin?
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