Parlando di vizi e virtù degli
italiani, ne abbiamo qui, con il terremoto nell’Italia centrale, un esempio
perfetto. Da una parte la generosità di tanti singoli e dei volontari più o
meno organizzati e dall’altra parte l’incapacità di prevedere e prevenire.
Ci si affida appunto
all’improvvisazione, all’ispirazione, all’emotività, ma non si programma quasi
niente. Si sopperisce alla mancanza di organizzazione con i gesti dei singoli.
Ma l’improvvisazione generosa dura
qualche giorno e, dopo, tutto viene abbandonato a se stesso.
In media, ogni quattro anni, in
Italia si ripete un terremoto o qualche altro evento rovinoso e si spendono
cifre ingenti per riparare i danni. Ma, quando si tratta di imporre leggi
antisismiche in tutta Italia e di far costruire edifici più sicuri, i governanti
e gli amministratori, che vivono alla giornata, si dimenticano di ogni
promessa.
Il problema è che i nostri governi
durano poco e quindi nessuno è in grado di prendere provvedimenti di ampio
respiro, che oltretutto non danno visibilità e non portano voti.
In Italia esiste la cultura dell’emergenza
e della precarietà, perché esiste la cultura della superficialità. Non siamo
abituati ai lunghi sforzi, agli impegni duraturi.
Qui siamo disattenti su tutto. Come
abbiamo fatto, per esempio, ad accumulare un tale enorme debito pubblico che ora
ci impedisce ogni investimento? Non era prevedibile che i nodi sarebbero giunti
al pettine?
Già, ma bisognerebbe saper prevedere,
bisognerebbe avere un minimo di saggezza e di onestà. E invece si vive alla giornata
consumando tutto senza pensare all’indomani.