mercoledì 30 maggio 2018

I due forni della politica


Non prenderò posizione su chi ha causato l’attuale crisi economica, con rialzo dello spread e crollo della borsa: se sia stato Mattarella o il duo Salvini-Di Maio. Ma avevo già scritto che i due stavano giocando d’azzardo con i soldi degli italiani – e in questa crisi ne hanno già bruciato tanti.
Se dovremo rifare a breve le elezioni, sarà un altro spreco di denaro pubblico, cioè di quei cittadini (noi tutti) di cui Conte si era dichiarato “difensore.” Il fatto è che Lega e 5Stelle sono incompatibili su tanti punti. Salvini, che è il più furbo ed esperto dei due, lo aveva capito e non ci ha messo un secondo per mandare all’aria il possibile governo. Lui è l’unico cha ha da guadagnarci e se, aumenterà i voti, potrebbe ritornare nel centro destra, ormai nelle sue mani, e saluterebbe Di Maio.
Ora è lui che gioca con i due forni e l’ingenuo Di Maio potrebbe essere fregato.

lunedì 28 maggio 2018

Dilettanti allo sbaraglio


È finita come doveva finire. I dilettanti che volevano governarci ci hanno portato… allo sbaraglio. Quando gli italioti si riuniscono per cambiare le cose, per fare le rivoluzioni, finisce proprio così: nella confusione. Adesso il caos è completo. Abbiamo messo in crisi ogni istituzione e non abbiamo più un governo stabile. Gli italioti hanno scelto la debolezza, e la ottengono.
L’idea di rivedere i trattati europei, che favoriscono smaccatamente la Germania, è condivisibile. Ma non ci può affidare al dilettantismo né ad un atteggiamento ribellistico. L’Italia, come membro fondatore dell’Unione Europea, deve porre seriamente e responsabilmente il problema, senza affidarsi all’improvvisazione e senza darsi la zappa sui piedi. L’atteggiamento di Paolo Savona è semplicemente irresponsabile e autodistruttivo: basta leggere le sue dichiarazioni sul “piano B” (potete trovarle su Internet). che ci avrebbe portato fuori dall’euro dopo perdite e sconquassi di ogni genere.   
Senza contare che “il nuovo”, tanto sbandierato da Lega e 5Stelle, sarebbe stato affidato a un economista di 82 anni, che non so quanto sia più lucido.
Una situazione che per mesi bloccherà tutto e che ci costerà comunque un sacco di soldi.
Intanto lo spread cresce, gli sbarchi aumentano e gli europei decidono senza di noi.

mercoledì 23 maggio 2018

Il populismo all'italiana


Come mai gli italioti son così propensi al populismo? Perché non ne possono più dei partiti tradizionali, del vecchio che li ha sempre delusi, che non ha mai mantenuto nessuna promessa, perché vorrebbero cambiare tutto, soprattutto i politici che vedono da decenni.
Fin qui va tutto bene. L’aspirazione a cambiare è legittima. Ma una transizione del genere non può essere improvvisata da persone senza esperienza e senza cultura.
Ecco l’improvvisazione, il pressapochismo, il voler azzardare. Si tenga però presente che stiamo giocando d’azzardo con i nostri soldi, con quel po’ di benessere che abbiamo, con la nostra democrazia. Non tutto va buttato via.
Il ribellismo è tipico della storia italiana – ma un ribellismo improvvisato, caotico e disorganizzato che non sfocia in nulla di buono. Il vecchio è sempre più furbo e alla fine ritorna, peggio di prima. Non è successo così, per esempio, in tempi recenti con le rivolte del ’68 e con le Brigate rosse?
Infine c’è un’altra tendenza, ancora più pericolosa. Buttare tutto all’aria per affidarsi all’ “Uomo della Provvidenza”. È un vecchio meccanismo che viene agli italiani dalla tradizione religiosa, che è tutto meno che democratica, che sogna sempre il Salvatore.
Non è un caso che i due leader giallo-verdi si siano fatti cogliere, l’uno con i Vangeli e il rosario in mano e l’altro mentre andava a messa. È questa vecchia cultura cattolico-autoritaria che salta fuori nei momenti di crisi. Gli italioti vorrebbero avere il despota, il dittatore cui demandare ogni decisione. Un tipo come Putin?

martedì 22 maggio 2018

Politici d'azzardo


Con il programma che hanno concordato, i nuovi governanti stanno giocando d’azzardo. E potrebbero perdere creando una crisi economica senza precedenti. Le loro riforme richiederebbero infatti una montagna di miliardi di euro che non abbiamo; anzi siamo carichi di debiti.
La loro idea è che le riforme incrementerebbero le entrate e quindi la possibilità di investire di più. Ma si tratta di un calcolo che può essere sbagliato. Anche perché, contemporaneamente, si vorrebbero abbassare le tasse (ai più ricchi) e dare sussidi ai disoccupati. È facile prevedere che i conti pubblici salterebbero, e verrebbero a mancare parecchi soldi.
Già l’aumento dello spread sta a segnalare il pericolo. Non si tratta di una congiura di paesi cattivi, ma di previsioni che fanno gli investitori sul nostro debito pubblico.
La fame di soldi è talmente forte che i nuovi governanti prevedono una rinuncia a tanti lavori pubblici e un condono generalizzato sul pagamento delle tasse (dopo aver criticato per anni i condoni altrui). Insomma stanno raschiando il fondo del barile.
E lo fanno scegliendo un Presidente del consiglio che sarebbe solo un esecutore, non eletto da nessuno (dopo aver criticato per anni i “tecnici” non eletti dal popolo). Se aggiungiamo che i due partiti non sono d’accordo su tanti punti, è facile prevedere una litigiosità continua e alla fine una paralisi generale, come quella che si è prodotta a Roma.
Insomma, un’Italia debole, anzi debolissima.


venerdì 18 maggio 2018

I dilettanti della politica


Mentre i nostri improvvisati governanti discutono senza fine di accordi politici, salgono la disoccupazione, la povertà, l’inflazione, lo spread, il debito pubblico e la crisi delle banche. Non ci si può aspettare altro da due partiti che puntano tutto sul potere e sulle poltrone, disinteressati a quel che succede nella società reale.  Due partiti che non hanno niente in comune, se non l’incompetenza, l’occupazione delle cariche pubbliche e la sistemazione personale.
Inutilmente cercano di scrivere un “contratto” per mettersi d’accordo. L’accordo non c’è e, anche se ci fosse sulla carta, finirebbe in un attimo al primo contrasto.
Purtroppo, gli italioti hanno sbagliato a scegliere questi dilettanti della politica, questi “barbari” che s’illudono di cambiare l’Italia, ma che la distruggeranno.

mercoledì 16 maggio 2018

Davide e Golia


Guardate come è fatto il potere. È un anestetico e permette ogni nequizia. Il leader politico di un paese può con una sua decisione scatenare rivolte o guerre, e quindi morti e feriti, sentendosi perfettamente autorizzato a farlo, convinto di avere le mani pulite.
Per esempio, Donald Trump, spostando l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, ha provocato la reazione dei palestinesi, i quali si sono messi a protestare avvicinandosi al confine di Israele. E gli israeliani hanno deciso di sparare uccidendone più di sessanta.
La scena mi ha ricordato Davide e Golia. Solo che le parti erano invertite. Qui coloro che scagliavano pietre erano i palestinesi. E venivano uccisi come nel tiro al piccione.
Sembra che non si tratti di una strage. La colpa è dei morti. E non si può nemmeno protestare, perché il gigante Golia con la sua forza e la sua prepotenza lo impedisce.
Il vero responsabile si sente soddisfatto, non ha il minimo senso di colpa e non verrà punito su questa Terra.
C’è chi la coscienza e chi non ce l’ha. E magari va in chiesa a pregare il suo Dio, sentendosi da lui protetto. E la religione? Si occupa solo di aborti. Quando a morire sono gli adulti, non interessa più.
Tra gli uomini è la coscienza che fa la differenza. Ma un comportamento etico non può prescindere da uno sviluppo di una consapevolezza ben superiore alla coscienza abituale, che è una forma i semi-coscienza, addomesticabile a piacimento.

lunedì 14 maggio 2018

Ricchi e poveri


La teoria della destra è sempre stata la diminuzione delle tasse non per i poveri, ma per i ricchi. L’idea è che, se si diminuiscono le tasse ai ricchi, loro faranno più investimenti e svilupperanno i consumi generali. Ma, anche se non si fa come in Italia dove le maggiori entrate dei ricchi finiscono nei Paradisi fiscali o negli altri paesi (pensiamo solo alle immense ricchezze delle varie mafie), resta il fatto che i veri ricchi sono una piccola minoranza che non basta a sviluppare l’economia di una nazione popolata per lo più da non ricchi.
Se il ragionamento degli economisti di destra è per lo meno comprensibile, benché fallace, meno comprensibile è il ragionamento delle masse di poveri che spostano i loro voti proprio ai partiti di destra. Come dire, io povero voto per un partito che abbasserà le tasse ai ricchi.
Forse è proprio vero che la madre degli imbecilli è sempre incinta.

sabato 12 maggio 2018

La certezza della pena


Dunque Berlusconi è stato riabilitato e da oggi potrà essere rieleggibile. Qualcuno dei suoi seguaci dice che giustizia è stata finalmente fatta, mentre i suoi avversari replicano che è esattamente il contrario.
Ma il comune cittadino, senza potere, senza conoscenze e senza ricchezze, che cosa può pensare? Che la giustizia è come un elastico che può essere tirato di più o meno secondo le convenienze.
Se un giudice sentenzia una cosa e un altro il suo esatto contrario, allora essere giudicati è un po’ come un terno al lotto. Ci vuole fortuna, denaro o buone entrature. O tutte queste cose insieme. Fate voi.
La giustizia è ballerina, come tutto in questo paese.
Da noi non c’è la certezza, ma l’incertezza, della pena.

martedì 8 maggio 2018

Il teatrino della politica


L’Italia ha un problema – gli italioti, un popolo facile a illudersi. I poveretti sono stati presi dall’idea di cambiare, e questo va bene. Ma si sono affidati a due partiti inaffidabili: la Lega, che in realtà è ormai il partito più vecchio, e il Movimento Cinque Stelle, che è sì nuovo ma completamente incapace di organizzare alcunché. Dissolta l’illusione che fra i due potesse stringersi un accordo per governare, potremmo ritrovarci in piena estate a ripetere la votazione, con la stessa legge elettorale e con la stessa inconcludenza.
Non c’è verso che brilli un po’ di buon senso e di intelligenza. Tutti si aspettano di raggiungere la maggioranza assoluta dei voti. E così illudono i poveri italioti, sempre pronti a farsi infinocchiare.
L’idea di dover assistere ad altri due mesi di campagna elettorale, con la paralisi di tutto e ascoltando le stesse fesserie e promesse, è sconfortante. E l’idea di votare a luglio, con la gente in vacanza, è semplicemente stupida.
Sembrerebbe di assistere ad una farsa di Ridolini o alla solita e antica commedia dell’arte, con i politici che assumono le maschere di Pulcinella e di Arlecchino. Ma purtroppo è la realtà in cui viviamo incredibilmente da mesi. Il paese naviga tra fumisterie e prese in giro.
Qui abbiamo la prova che la decadenza dell’Italia è dovuta non ad agenti provocatori o a congiure internazionali, ma al nostro stesso deficit di senso pratico.

venerdì 4 maggio 2018

La conseguenza delle scelte


Se siete tra coloro che hanno respinto la riforma costituzionale proposta da Renzi, vi siete meritati la confusione e l’impotenza di adesso, perché avete impedito un rinnovamento delle istituzioni e una funzionale legge elettorale maggioritaria.
I tre blocchi in cui è oggi diviso il paese sono il frutto di una legge elettorale che è voluta tornare, con il consenso di tutti, al proporzionale – un metodo che in passato ha fatto solo danni. Ritorneremo alle debolezza e alla fragilità dei governi di un tempo, di triste memoria.
Ma forse non tutto il male viene per nuocere. L’idea che Salvini o Di Maio vadano al potere da soli è terribile. Il primo non nasconde la sua ammirazione per Putin e la volontà di cancellare non solo la legge Fornero (mandando all’aria i conti dello Stato), ma anche le riforme civili che sono tra le cose buone fatte dalla sinistra. Il secondo è un incapace privo di esperienza che paralizzerebbe lo Stato in pochi giorni.
Dunque, meglio un governicchio qualsiasi che il prevalere di uno dei due contendenti.
Se ritorneremo a votare, pensate un momento prima di votare. Pensate alle conseguenze. Non si può votare di pancia. Si deve votare col cervello.

martedì 1 maggio 2018

Parliamo di felicità


Parlare di felicità in questi tempi di crisi sociale, politica ed economica è davvero difficile; ci possiamo al massimo riferire a “momenti” di felicità, soprattutto a livello individuale e a proposito di singoli eventi. Possiamo insomma trovarla più che altro nella vita privata.
Il mondo è sempre caotico, violento e ingiusto. Ognuno è contro tutti e lavora soprattutto per sé. Anche in politica, tutti hanno in bocca “il bene comune”, ma poi lavorano per il proprio interesse personale. “Io… io… io…”.
Il problema è che il mondo e la società sono sempre un insieme di relazioni. Quindi, per curare se stessi, bisogna curarsi almeno di un nucleo minimo di relazioni. Anche l’io è in relazione con se stesso. Avere coscienza significa proprio questo.
Curare sé è inevitabilmente curare il mondo e curare il mondo è curare sé. Ognuno deve lavorare prima di tutto su se stesso, occuparsi di quella relazione basilare che ha in se stesso. Già così potrà introdurre nella società un elemento di pacificazione e far qualcosa per il rasserenamento generale.
In conclusione, non bisogna perdersi né nella socialità indistinta né nell’intimismo morboso, ma la cura di sé resta un fattore imprescindibile.