martedì 30 dicembre 2014

Gli ingenui

Da indagini statistiche risulta che gli italiani non si fidano più di nessuno (l’hanno capita!) tranne che del… Papa. Ahinoi, come è facile creare un mito del tutto contrario alla realtà. I telegiornali ci parlano delle scarpe del Papa (non gli scarpini di seta, ma scarpe di cuoio), della croce del Papa (non d’oro, ma di ferro), dell’orologio del Papa (non di gran marca, ma uno Swatch), del fatto che paghi personalmente i conti, del fatto che viva in due camerette, del fatto che telefoni come un comune mortale e così via. Un santino, che riguarda oltretutto quello che era prima, non quello che è adesso..
Perché resta il fatto che il Papa, capo di una Chiesa ricchissima, proprietaria di innumerevoli opere d’arte, di immobili a non finire, di banche, ecc., è un multimiliardario che fa finta di essere povero. È come quei capitalisti che si vestono male per non stonare in mezzo ai poveracci. Una presa in giro. E gli italioti ci cascano.
Ci cascano al punto che, tra le varie tasse, pagano anche un miliardo di euro (duemila miliardi di vecchie lire) alla Chiesa, poveretta.
Almeno il vero Francesco, il santo di Assisi, aveva rinunciato alle ricchezze del padre. Ma questo Papa non si disfa di nulla. Predica soltanto la povertà (degli altri).
È vero che tutti hanno bisogno di soldi. Anche i dodici apostoli avevano una cassa (e già allora c’era qualcuno che rubava). Ma Gesù era veramente un povero, anche se aveva la cattiva abitudine di tutti i religiosi di non lavorare e di vivere alle spalle di finanziatori, fra alcune ricche donne.
Insomma, è vero che tra credente e credulone il confine è sottilissimo. Ma, a quanto pare, in Italia, la madre del credulone è sempre incinta. 

martedì 23 dicembre 2014

Successi televisivi

Se credete che i dieci milioni di ascolto della trasmissione di Benigni sui dieci comandamenti siano dovuti ad un soprassalto di religiosità degli spettatori italiani, ricredetevi. La finale tra Juve e Napoli ha superato gli undici milioni.

Quando c’è un evento televisivo, e le altre reti rinunciano a priori a fare concorrenza, il successo è assicurato – qualunque sia l’argomento.

Fascismo italico

Scoperto un gruppo di neofascisti che ordiva attentati e omicidi. Il loro capo era un ex-carabiniere. Niente di nuovo. In Italia c’è sempre un gruppo di fascisti che sogna di prendere il potere con le armi. In passato, il neofascismo ha messo bombe in stazioni e treni, uccidendo parecchie persone.
Speriamo che stavolta non ci siano i soliti servizi segreti “deviati” che insabbino tutto e facciano fuggire all’estero i responsabili. Speriamo di non trovarci un giorno qualcuno di costoro in Parlamento o attivi operatori di affari e tangenti.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Ma non si può non notare che la loro ideologia, il loro nazionalismo e il loro razzismo ( e anche il loro strumentale sfruttamento del malcontento) siano valori condivisi da certi partiti di destra che oggi sembrano in aumento.

L’idea di risolvere ogni problema con la violenza, lo stato di polizia e la dittatura è tipica della cultura italica, una “cultura” che non vede la complessità dei problemi, che non riflette, che non sa organizzare il dissenso, che vuole imporre le decisioni senza interpellare prima tutti.

venerdì 19 dicembre 2014

Genius loci

Dunque, l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica dovrà dipendere anche dal consenso di Berlusconi – uno che è attualmente agli arresti domiciliari.
Quanto agli affari romani, è venuto fuori che molti erano in mano ad un criminale, terrorista e fascista, il quale passava mazzette, anche modeste, a politici e funzionari pubblici.
Insomma, il solito squallore della corruzione italica.
Non è strano che i criminali guidino la politica e l’economia – lo hanno fatto da sempre. Come la politica è la guerra perseguita con altri mezzi, così la criminalità è la politica perseguita con altri mezzi.

Il problema dell’Italia è che si tratta di gente modesta e ignorante, piccola piccola. Non solo non abbiamo una politica all’altezza dei tempi, ma nemmeno una criminalità.

venerdì 12 dicembre 2014

Il paese delle bande

In Italia si fa tutto attraverso le bande. Non solo la criminalità, ma anche la politica, la famiglia e la religione. Non siamo un insieme di popoli, ma un insieme di bande che si scontrano continuamente. Rissosi, litigiosi, invidiosi, ci blocchiamo a vicenda.

Il problema dell'euro

Il problema non è quello dell’euro, ma quello della convivenza con popoli più rigorosi di noi, abituati a programmare, dotati di senso dello Stato.
Il problema è quello delle regole – il fatto cioè che noi siamo abituati a non rispettarle, a improvvisare, a fare i furbi.

Il problema è che dobbiamo imparare ad essere seri.

martedì 2 dicembre 2014

Corrotti ed eroi

Proviamo vergogna di essere italiani quando avvengono fatti di corruzione come quello smascherato in questi giorni a Roma, dove si è scoperta una cricca di delinquenti, guidata da un ex terrorista nero, che trovava il modo, con la collaborazione di politici, di amministratori di aziende pubbliche e di pubblici ufficiali, di pilotare gli appalti ed altri sporchi affari. Ciò che colpisce è la pervasività della corruzione e di apparati più o meno mafiosi. In Italia le mafie non mancano mai: oltre a quelle tradizionali, ci sono anche quelle autoctone.
Simili scene, di incriminazione e di arresti, si verificano ormai con regolarità, in tutte le regioni, tanto che c’è da chiedersi se non ci sia qualcosa di sbagliato nel Dna di parecchi italioti.
Per fortuna, ci sono anche gli eroi, quei coraggiosi che non si fanno corrompere e spesso perdono la vita. È stato appena trasmesso un film in cui si ricordano le vicende tragiche di Giorgio Ambrosoli, l’avvocato liquidatore della banca di Sindona che non si fece piegare e pagò con la vita la sua dirittura morale. Ce ne sono pochi, ma ci sono.
Ma anche qui colpisce la diffusione e la potenza dei corrotti, sempre circondati da politici, mafiosi e monsignori; e la pochezza di mezzi degli onesti, spesso abbandonati da tutti e consapevoli di dover morire.

È un’Italia eterna, che non cambia mai. Purtroppo, abbiamo bisogno di eroi.