Poiché gli italiani sono uno
dei popoli più faziosi del mondo, sono anche uno dei più litigiosi. La quantità
delle vertenze civili è altissima. Si può dire che ognuno odi i propri vicini.
Ed è questo il motivo per cui il nostro paese è stato uno degli ultimi in
Europa a trovare l’unità nazionale.
Ma resta l’antipatia, di una
regione verso l’altra, di ogni paesino, di ogni contrada verso quella vicina.
Sono note le guerre fra città che hanno funestato il passato. E oggi sono
visibili le esasperazioni del tifo calcistico, che portano anche ad accoltellamenti
e a morti.
Questa antica rivalità fa sì
che ogni partito politico disprezzi gli altri, e che tutti si siano da fare per
bloccarsi a vicenda. Il risultato è sotto i nostri occhi: la paralisi di ogni
progetto.
Come se questo non bastasse,
il ritorno del federalismo ha fatto riaffiorare il particolarismo, il
provincialismo, il localismo, il fatto che tutti si ostacolino a vicenda, e lo sviluppo
di una burocrazia asfissiante e idiota che paralizza ogni progetto.
L’esito finale di questo
atteggiamento “culturale” e psicologico è la paralisi generale, ben visibile
nel ristagno dell’economia. Il paese si è avviluppato su se stesso e non riesce
più a muoversi.
Ma perché i popoli italici si
odiano tanto?
Forse perché odiano, in
realtà, se stessi? Forse perché, dalla caduta dell’impero romano in poi, non
hanno mai combinato, in campo politico e storico, nulla di buono?