Poiché gli italiani sono uno
dei popoli più faziosi del mondo, sono anche uno dei più litigiosi. La quantità
delle vertenze civili è altissima. Si può dire che ognuno odi i propri vicini.
Ed è questo il motivo per cui il nostro paese è stato uno degli ultimi in
Europa a trovare l’unità nazionale.
Ma resta l’antipatia, di una
regione verso l’altra, di ogni paesino, di ogni contrada verso quella vicina.
Sono note le guerre fra città che hanno funestato il passato. E oggi sono
visibili le esasperazioni del tifo calcistico, che portano anche ad accoltellamenti
e a morti.
Questa antica rivalità fa sì
che ogni partito politico disprezzi gli altri, e che tutti si siano da fare per
bloccarsi a vicenda. Il risultato è sotto i nostri occhi: la paralisi di ogni
progetto.
Come se questo non bastasse,
il ritorno del federalismo ha fatto riaffiorare il particolarismo, il
provincialismo, il localismo, il fatto che tutti si ostacolino a vicenda, e lo sviluppo
di una burocrazia asfissiante e idiota che paralizza ogni progetto.
L’esito finale di questo
atteggiamento “culturale” e psicologico è la paralisi generale, ben visibile
nel ristagno dell’economia. Il paese si è avviluppato su se stesso e non riesce
più a muoversi.
Ma perché i popoli italici si
odiano tanto?
Forse perché odiano, in
realtà, se stessi? Forse perché, dalla caduta dell’impero romano in poi, non
hanno mai combinato, in campo politico e storico, nulla di buono?
Gentile Claudio Lamparelli, provo a rispondere alla sua domanda finale facendo mie le parole di un valente intellettuale italiano, napoletano: Ermanno Rea... che nel suo "La Fabbrica dell'Obbedienza" cerca di dare una lettura di quanto è successo di nefasto nella penisola italiana a partire almeno dal 1600... Rea identifica la causa se non di tutti, di molti, mali italiani attuali a partire dal periodo della Controriforma, in cui la Chiesa Cattolica attraverso l'oscurantismo e l'inquisizione smantella le "eccellenze" sociali/econonomiche/culturali/artistiche/spirituali che durante i due secoli precedenti (nel Rinascimento) avevano portato il nostro paese all'avanguardia nel mondo... poi succede che in pochi anni, con la Controriforma, appaiono le condanne e i roghi, l'Inquisizione è alla base anche dello sviluppo delle varie mafie (i metodi intimidatori sono gli stessi), le varie comunità locali, i popoli italici, sono alla mercé del potente di turno, quasi sempre invasori stranieri, ma soprattutto localmente ci si prostra davanti al potere della Chiesa che stende il suo sudario di restaurazione sotto il quale restano in piedi solamente localismi, particolarismi e visioni ristrette... lo stato nazionale che verrà successivamente non riuscirà mai a rimediare a questo stato di cose, anzi contribuirà con la sua inefficienza a rinsaldare le pecche di antica provenienza...
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