mercoledì 30 novembre 2016

Il paese dei crolli

Tra frane, alluvioni e terremoti, in questo paese non se ne può più. Come se non bastasse, adesso ci si mette pure il referendum, che promette un ulteriore sconquasso. Se vinceranno i “no”, infatti, avremo una crisi di governo, una crisi finanziaria e una crisi di fiducia negli italioti.
In questo paese sempre pericolante, quando non si mette la natura, ci si mettono gli uomini.
Visto che siamo tanto stabili, facciamo crollare anche il governo.

Per far cadere Renzi, molti sono disposti a far crollare l’Italia stessa.

sabato 26 novembre 2016

Il paese degli inconcludenti

Da decenni ripetiamo che il bicameralismo paritario è un’inutile perdita di tempo e che dovremmo cambiarlo. Ma nessuno c’è mai riuscito: all’ultimo passo c’è sempre qualcuno che si tira indietro. È impossibile in queste condizioni fare riforme costituzionali condivise da tutti. Troppe sono le divergenze e le divisioni.
In attesa della riforma perfetta, continuiamo a lamentarci e a rimanere fermi. Ricordiamo con nostalgia il 1948, quando, dopo la guerra, tutti i partiti si unirono per scrivere la Costituzione. Però quel momento è irripetibile, a meno di un nuova guerra…
Il motivo di tanta inconcludenza non sta in questa o quella obiezione all’attuale riforma costituzionale, ma nell’odio politico che avvelena l’Italia, nella faziosità dei partiti, negli interessi personali. Ognuno ostacola l’altro.
È qui la causa della nostra inconcludenza: non siamo un popolo unito.
L’italiota assomiglia al tizio che, per fare un dispetto alla moglie, si tagliò i coglioni.
Così fanno gli italiani da secoli: si intralciano a vicenda e mettono l’interesse dell’individuo o della fazione davanti all’interesse collettivo. Inoltre sono inguaribilmente provinciali, anzi comunali, anzi paesani.
Non a caso l’ultima riforma approvata è stata l’istituzione delle regioni, dove gli italioti si sono ritrovati nelle loro antiche e piccole patrie, l’una contro l’altra armata. In tempi di globalizzazione, noi ci siamo attaccati al paesello, possibilmente al dialetto locale, quello che due chilometri più in là non si capisce più. E le regioni si sono subito messe a spendere, a contrapporsi e a spartirsi cariche e prebende. Ognuna vorrebbe essere un piccolo Stato.

Ora ci sarebbe una riforma che metterebbe fine a questo desolante e ridicolo panorama. Ma i soliti italioti si sono messi di traverso. E, per fare un dispetto agli altri, si stanno tagliando i coglioni, cioè il proprio futuro.

venerdì 25 novembre 2016

La sindachessa

A Roma, la sindaca Raggi dichiara che, se vincerà il sì al referendum costituzionale, lei non entrerà in Senato. Poco male.

Nessuna si accorgerà della sua assenza, dato che a Roma la sua specialità è non far nulla.

giovedì 24 novembre 2016

Paura di cambiare

In questi giorni le televisioni italiote sono inguardabili: isteria, crisi di nervi, insulti, insinuazioni, facce tese, battibecchi continui, polemiche velenose, colpi bassi, denunce reciproche e una faziosità senza fine. Soprattutto  si è perso il senso della misura. Certamente il momento è importante, perché si vuole riformare la costituzione italiana che è la legge fondamentale dello Stato.
Ma i toni sono troppo accesi, perché gli avversari, i partiti del “no”, intendono il voto come un modo per far cadere il governo di Renzi, che ha legato le sue fortune all’approvazione della riforma. Di conseguenza molti votano non sul merito della riforma, ma per partito preso.
Ed è un peccato, perché la riforma dà all’Italia ciò che da decenni si chiedeva: fine dell’inutile bicameralismo perfetto, un riallineamento tra Stato e regioni, una diminuzione del numero di senatori e la nascita di una Camera delle regioni - tutte modifiche che renderebbero lo Stato più rapido, più leggero e più efficiente.
Molti poi hanno paura di cambiare, perché temono che si stravolga l’assetto della Costituzione, che però è invecchiata ed ha bisogno di modifiche.

Ora qui si vedrà se l’Italia è ancora viva e può cambiare, o se è definitivamente morta e destinata ad un inesorabile declino.

martedì 22 novembre 2016

Il paese dove risuona il "no"

Un tempo questo era il paese dove risuonava il “sì”. Ora è il paese dove risuona il “no”.
Nella nostra politica vince solo chi promette di sfasciare tutto – come se dal disfacimento nascesse per incanto un nuovo ordine salvifico.
Miti, illusioni, irrazionalità… di un popolo immaturo.
Invece di cambiare a poco a poco, pragmaticamente, si vuole rovesciare il tavolo. Invece di ridurre il bicameralismo perfetto, si vota no. Invece di ridurre parlamentari e stipendi, si dice no. Invece di riportare l’unità razionale, si dice no.
Ma chi dice no, non avrà nulla e manterrà tutto così com’è… salvo continuare a lamentarsi che tutto va male.

domenica 20 novembre 2016

Nemesi storiche

Nel secolo scorso, furono gli americani a intervenire in Europa per combattere fascismo e nazismo.
Adesso dovrebbe toccare a noi europei: sbarcare in America per combattere il fascismo statunitense.
Ma, siccome non abbiamo armi ed eserciti potenti, ci toccherà aspettare che intervenga l’altra metà dell’America, quella che reagirà al razzismo, al suprematismo, all’isolazionismi, al militarismo, all’autoritarismo, al fondamentalismo cristiano, al Ku Klux Klan e compagnia bella.

Corsi e ricorsi della storia.

giovedì 17 novembre 2016

Fratelli coltelli

Se qualcuno vive all’estero, forse non si rende conto di quel che sta succedendo in Italia con il referendum costituzionale.
Si era detto che, per svolgere una politica più efficace e snella, bisognava ridurre il palleggio delle leggi tra Camera e Senato (trasformando quest’ultimo in un Senato delle regioni) e che era necessario ridefinire i rapporti tra Stato e regioni, oggi molto confusi. Per far questo, era stato definita e votata quasi da tutti una proposta di riforma costituzionale, che adesso deve affrontare un referendum popolare.
Ma qui la situazione si è complicata perché, per motivi politici o di potere personale, molti si sono messi a remare contro, soprattutto per abbattere il governo Renzi.
Così i soliti italioti mettono tutte le loro energie non per costruire qualcosa in comune, ma per ostacolarsi a vicenda.
In questi giorni di furiosa battaglia politica salta fuori il carattere profondo degli italiani, divisi sempre su tutto e faziosi in massimo grado.
In un momento di gravi crisi europee e internazionali, noi siamo pronti a far cadere il governo, tanto per dimostrare quanto siamo litigiosi e deboli.

La nostra unità nazionale dura di solito pochi giorni, durante le catastrofi o le partite della nazionale. Subito dopo, ci contrapponiamo e ci accoltelliamo su tutto. E gli interessi particolari prevalgono su quelli generali del paese.

martedì 15 novembre 2016

L'elezione di Trump

Con l’elezione di Trump è scattato negli americani lo stesso meccanismo psicologico che era scattato negli italiani con l’elezione di Berlusconi.
Di fronte alla crisi e all’insoddisfazione sociale, si è scelto l’uomo forte, il grande imprenditore, il miliardario, il maschio alfa, il vincente… pieno – come tutti i ricchi - di mogli, di amanti e di figli.
Mai una donna.
Ma l’errore più clamoroso lo hanno compiuto i poveri. I quali credono che un uomo che ha nel suo aereo i rubinetti d’oro, saprà capire e risolvere i loro problemi.

La storia non insegna mai niente, anche perché gli impulsi umani sono sempre gli stessi. Primitivi.

sabato 12 novembre 2016

Iniziare a cambiare: il referendum

Sono decenni che tutti dicono che dobbiamo cambiare le regole per rendere più snello il nostro sistema costituzionale. Ora ci viene data l’opportunità.
Ma, se votiamo “no” perché non ci piace Renzi o perché le nuove regole non sono perfette, non cambieremo mai.
Incominciamo a cambiare qualcosa. In seguito potremo migliorare.

Se invece diciamo no a questo referendum, nessuno oserà proporre più nulla per i prossimi cinquant’anni.

Trump il barbaro

Razzismo, limitazioni all’aborto, armi per tutti, cacciata degli stranieri, protezionismo, machismo, antifemminismo, lotta alla sanità pubblica, muri da costruire, megalomania, intolleranza, ammirazione per le dittature… se credevate che i barbari arrivassero solo dall’Africa o dal Medio Oriente, ora dovete ricredervi: arrivano dagli Stati Uniti d’America.
Come sempre, quando l’Occidente che si dice cristiano si scatena, è il più feroce di tutti.

Il faro del mondo ogni tanto si spegne e incomincia l’oscurantismo.

venerdì 11 novembre 2016

La carica dei cialtroni

Pensavamo di avere i politici e gli elettori più cialtroni del mondo occidentale. Ora siamo stati battuti dagli americani.
Il problema è che si va avanti per miti, per luoghi comuni, per moti istintivi. Gli americani hanno votato un uomo che conoscevano solo per sentito dire o per qualche immagine pubblicitaria. Ma nessuno sa chi sia Donald Trump. Forse neppure lui.

Può darsi che sia un buon Presidente. Ma resta il fatto che è difficile che un miliardario, un uomo nato ricco, possa davvero capire i problemi dei poveri.
Qui c'è un'illusione.

mercoledì 9 novembre 2016

Viva l'America!

Di fronte alla crisi economica, alla globalizzazione e al malessere dei poveri del mondo, la risposta politica in varie parti del mondo sembra essere la separazione e l’isolamento dagli altri. Anziché cercare di proporre una via d’uscita basata sull’unione delle forze, ognuno vuole procedere da solo.
Questo succede in Europa e ora anche in America.
È una visione miope che non può risolvere il problema. Inoltre, ci si affida all’uomo forte e ricco, sperando che si occupi dei poveri. Un errore che in Italia abbiamo già compiuto, con risultati disastrosi.
Il ricco non può risolverei problemi dei poveri perché è proprio lui, con l’accumulo delle sue ricchezze, che ha creato tanti problemi ai poveri. Per esempio, non pagando o eludendo le tasse. Per esempio, facendosi fare delle leggi su misura. Per esempio, negando le cure ai poveri.
Inoltre il successo di Trump ci dice anche che in America hanno potuto sopportare un presidente negro, ma non una donna.

Il luglio scorso, il regista americano Michael Moore aveva predetto che avrebbe vinto Trump dichiarando: Questo miserabile, ignorante, pericoloso pagliaccio part-time, e sociopatico a tempo pieno, sarà il nostro prossimo presidente.” 

lunedì 7 novembre 2016

"Il castigo di Dio"

Si tratta di una mentalità molto diffusa tra i religiosi di professione, che credono di sapere quale sia lo volontà divina. Una mentalità che ha imperversato in tutto il Medioevo e che continua ancora oggi in certi ambienti bigotti.
L’incidente di Radio Maria, dove padre Cavalcoli, ha affermato che il terremoto è stato provocato per punire l’Italia dall’aver approvato la legge sulle unioni civili, ha rivelato solo la punta dell’iceberg. Questi predicatori sadici non fanno altro che augurare mali a chi non si adegua alle loro idee.
La Chiesa ha sospeso la trasmissione, ma non basta. Il padre ha già detto che dopo il terremoto arriveranno altri castighi.
E altri castighi arriveranno certamente, dato che ce n’è sempre uno in arrivo. Come si vede, il giochetto dei profeti di sventura funziona… per i creduloni.
Ma se hanno condannato Vanna Marchi e la figlia, che minacciavano mali e sventure più o meno con lo stesso meccanismo ricattatorio, perché non farlo anche con questa gente?

Quello che però è venuto fuori è che questa radio, che tutti i giorni impreca contro lo Stato, viene finanziata dallo Stato e nell’ultimo triennio ha ricevuto due milioni e 90 mila euro. Senza nessuna regola, senza nessun obbligo.
Speriamo solo che questa legge, sui finanziamenti pubblici alle emittenti locali, venga presto cambiata. Perché uno Stato che, in tempi come questi, finanzi certi emittenti locali come Radio Maria o Radio Padania, è solo un masochista. Oltre al danno, la beffa.
Le religioni si configurano spesso come circonvenzione di incapace o abuso della credulità pubblica. Lo Stato avrebbe i mezzi per intervenire.


mercoledì 2 novembre 2016

Effetti sismici

Tra gli effetti devastanti dei terremoti ci sono gli interminabili programmi radio-televisivi in cui di parla senza tregua di crolli, macerie, feriti, morti e sciagure varie.

Dopo i sismi, le alluvioni… di parole.