giovedì 24 novembre 2016

Paura di cambiare

In questi giorni le televisioni italiote sono inguardabili: isteria, crisi di nervi, insulti, insinuazioni, facce tese, battibecchi continui, polemiche velenose, colpi bassi, denunce reciproche e una faziosità senza fine. Soprattutto  si è perso il senso della misura. Certamente il momento è importante, perché si vuole riformare la costituzione italiana che è la legge fondamentale dello Stato.
Ma i toni sono troppo accesi, perché gli avversari, i partiti del “no”, intendono il voto come un modo per far cadere il governo di Renzi, che ha legato le sue fortune all’approvazione della riforma. Di conseguenza molti votano non sul merito della riforma, ma per partito preso.
Ed è un peccato, perché la riforma dà all’Italia ciò che da decenni si chiedeva: fine dell’inutile bicameralismo perfetto, un riallineamento tra Stato e regioni, una diminuzione del numero di senatori e la nascita di una Camera delle regioni - tutte modifiche che renderebbero lo Stato più rapido, più leggero e più efficiente.
Molti poi hanno paura di cambiare, perché temono che si stravolga l’assetto della Costituzione, che però è invecchiata ed ha bisogno di modifiche.

Ora qui si vedrà se l’Italia è ancora viva e può cambiare, o se è definitivamente morta e destinata ad un inesorabile declino.

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