venerdì 15 agosto 2014

Ferie in crisi?

Mentre la maggior parte degli italiani è costretta a rinunciare alle vacanze o farle brevissime, ci sono ancora odiosi privilegiati. Per esempio, i parlamentari che, dopo aver fatto finta di battagliare per la riforma del Senato, con l’avvicinarsi del Ferragosto si sono subito squagliati e si sono ritagliati ventisei giorni di vacanza. Li rivedremo tutti abbronzati, pronti a riprendere lotte inutili. Ma che dire dei quaranta giorni dei consiglieri regionali o dei due mesi della Commissione di Vigilanza della Rai? E che dire di banche, dipendenti comunali, poliziotti, negozi e idraulici? Che dire delle indecenti ferie di giornalisti e di conduttori televisivi? In radio non si fa altro che trasmettere repliche e noiosissime musiche jazz. Hanno tirato fuori perfino le favole registrate vent’anni fa. E, quanto alla televisione, lo squallore delle repliche è sotto gli occhi di tutti. E sono quasi meglio le repliche in bianco e nero di certi filmetti sentimentali che sono ancora più melensi dei vecchi romanzi della Carolina Invernizio o di Liala. E quello stupido programma “Lol” che dovrebbe far ridere ma che fa piangere dalla tristezza, c’è qualcuno che lo ha anche pagato… magari con i soldi del nostro canone?
Chissà perché i programmatori televisivi hanno deciso che l’estate deve essere la stagione del disimpegno, della stupidità e del sentimentalismo sdolcinato. E, con tutti i giovani disoccupati che ci sono, non si può prendere qualcuno che riesca a far qualcosa di serio e di nuovo?
Quelli che non vanno in ferie sono invece i prezzi. Mentre l’informazione di regime ci assicura che l’inflazione è zero, i prezzi della frutta aumentano, e aumentano i prezzi dei giornali. Come mai?
Da noi credono di sopperire alla crisi aumentando i prezzi. Non hanno ancora capito che, se aumentano i prezzi, diminuiscono ancora di più le vendite.

In ogni caso, non vi fidate dell’informazione radio-televisiva. È  drogata, risponde sempre a interessi politici. E spesso dice esattamente il contrario di ciò che è. Non fidatevi del “sentito dire”, dei luoghi comuni. Aprite gli occhi e constatate di persona.

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