giovedì 30 gennaio 2014

La baraonda italica

Gli italioti non hanno mai fatto una vera rivoluzione. Protestano scompostamente, si agitano, gridano e si dimenano. Ma, non avendo senso civico, non sono capaci di unirsi per costituire un movimento razionale e unitario di rivolta. Quindi si danno alla protesta estemporanea e confusa, che dura sempre poco. Una baraonda, appunto, senza capo né coda. Nasce all'improvviso e muore velocemente.
La baraonda italica è particolarmente evidente in politica, dove i partiti lottano accanitamente e quotidianamente gli uni contro gli altri non per il bene generale, ma per i propri interessi particolari. Lo scontro politico è simile ad una lotta tra bande che prevede ogni tipo di agguato e di inganno, e nessuna preoccupazione dell'interesse generale. Anche i nuovi partiti non sono diversi dai vecchi, nel senso che nascono sull'onda di proteste, ma mirano sempre ad ostacolare o ad abbattere le istituzioni, senza preoccuparsi di ciò è utile al paese.
L'Italia è un paese cattolico dove ognuno pensa per sé, preti compresi. E tutti si danno a gesti melodrammatici. Quando i partiti sono all'opposizione, criticano ferocemente quelli che sono al governo; ma, una volta giunti al governo, si rivelano degli incapaci o si mettono a rubare i soldi pubblici come tutti gli altri.
La baraonda è il nostro stato abituale. Proteste, manifestazioni, gesti eclatanti, leggi e tasse improvvisate, riforme che si annunciano da cinquant'anni ma che non si fanno mai... il tutto senza costrutto, senza un'idea di una soluzione. In fondo gli italioti vivono bene nel caos e non riuscirebbero a sopportare uno Stato ordinato e razionale, dove tutto funziona regolarmente. Vivono in un'Europa che sentono estranea perché vorrebbe imporre (pensate un po') regole e coerenza.
L'italiota ama gli slogan, i dogmi inconfutabili, i luoghi comuni, le enunciazioni generali e le scene farsesche. All'epoca del terrorismo, tutti parlavano per frasi fatte e per ideologie; non c'era nessuno che pensasse con la propria testa. E il terrorismo è finito perché era una grossa baraonda, come quella del '68, dove tutti protestavano ma nessuno aveva un'idea di che cosa si dovesse fare per risolvere i problemi.
Oggi in politica sono arrivati nuovi partiti e i giovani. Ma la musica non cambia. Se prendiamo per esempio i Cinquestelle, vediamo che continuano a fare scenate, a recitare la parte dei rivoluzionari, a sparare grandi propositi di riforma e ad accusare tutti. Però, se qualcuno li mettesse a governare, non saprebbero dirigere nemmeno il traffico. Anche loro si danno alla baraonda, senza sapere che cosa fare. L'importante è sfasciare tutto, l'importante è recitare una qualche parte nell'italica commedia dell'arte.

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