martedì 14 gennaio 2014

I parassiti della politica

Se non avete né arte né parte, se non sapete fare nulla, una strada l'avete sempre - potete darvi alla politica. Per darsi alla politica, infatti, non c'è bisogno di avere un mestiere, una qualche capacità; basta saper parlare e, talvolta, nemmeno quello. Vanno bene anche le prostitute e gli analfabeti. Si calcola che in Italia ci siano almeno un milione e duecentomila persone che si occupano di politica, cioè che non sanno fare niente. Le troviamo dappertutto: nello Stato centrale, nelle Regioni, nelle Provincie, nei Comuni, nella sanità, nella Aziende pubbliche, nelle Università e nei posti più incredibili.
Non solo sono degli incapaci, ma guadagnano cifre favolose e godono di privilegi inimmaginabili. Ci sono presidenti di Regione che guadagnano più di Obama.
Il guaio di queste persone è che pretendono di governare o di amministrare, e quindi provocano danni incalcolabili. Nessuno è più capace di fare una legge che sia costituzionale, che non crei più problemi di quelli che vorrebbe risolvere. E molti, non contenti dei privilegi, rubano denaro pubblico. Dal nord al sud, non esiste giunta o amministrazione in cui non ci sia qualche politico che addebiti allo Stato, cioè a noi, spese del tutto personali, come cene, apparecchi elettronici, automobili, affitti, collaboratori, capi di abbigliamento e quant'altro.
Schiacciata da un simile peso, l'Italia sta per affondare. E, per mantenere questo esercito di inetti, si impongono tasse inique a tutti i cittadini, con preferenza per i più poveri. Oggi, per esempio, si deve pagare parte considerevole di una tassa sulla casa che era stata abolita, ma che i Comuni avevano già aumentata. E invece di cacciare i sindaci che l'avevano avventatamente aumentata, si fa pagare l'aumento al cittadino inerme. Così quest'anno si pagherà non un'IMU sola, ma due.
Ogni tanto qualcuno cerca di ridurre i costi della politica. Ma, per quanto li si riduca, spuntano fuori ogni giorno nuovi privilegi e nuovi aumenti. E non c'è pericolo che qualche partito politico si opponga. Chi si oppone, lo fa prima di entrare in politica. Poi ci entra, e smette subito di protestare. Quando si tratta di attribuirsi privilegi, nessuno fa opposizione, tutti uniti a rubare.
C'è un progetto di legge per diminuire il numero dei politici o per tagliare il Senato (un inutile doppione della Camera) o le Provincie. Ma ne sentiamo parlare da decenni, senza che sia mai stato fatto nulla. D'altra parte, come può il ladro tagliarsi la mano che ruba? Non è naturale.
Il problema non è certo nuovo: da noi conoscere un politico è sempre stata considerata una fortuna. "Non conosciamo qualcuno?" ci si è sempre domandati nelle famiglie. Perché un politico può farti avere un lavoro, che ovviamente non sei capace di fare, ma per il quale sarai pagato lautamente. Ci sarà dunque un doppio costo: quello del pagamento diretto del politico inetto e quello dei danni da lui provocati.
Il colpo di grazia è stato dato dal federalismo introdotto per tenere buona la Lega (Lega che - dopo aver inveito contro "Roma ladrona", si è messa subito a rubare). Con questo sistema, infatti, si sono moltiplicati per diciannove (quante sono le Regioni) i costi della politica. E oggi nessuno sa più come tamponare le falle. Ne chiudi una da una parte e se ne aprono cento dall'altra.
Adesso tocca al Movimento Cinque Stelle, entrato in politica proprio per protestare contro la casta. I suoi parlamentari si sono sì ridotti un po' gli emolumenti, ma hanno subito assunto parenti e amici come consulenti pagati... da noi.
Siamo schiacciati dalle tasse anche per poter mantenere questo esercito di parassiti. Infatti nessuno riesce mai a tagliare significativamente la spesa pubblica. Si taglia un rametto e subito dopo ci si trova davanti a un tronco. Si risparmia qualche decina di milioni di euro, ma si scopre che la politica costa miliardi.
Vi domanderete perché il cittadino indignato non si ribelli. Un po' lo fa, a parole. Le trasmissioni televisive sono piene di gente che protesta e si lamenta. Ma la loro speranza non è tanto quella di cacciare i tanti politici fasulli che imperversano con i loro discorsi banali nelle televisioni, nelle radio e sui giornali, quanto quella di diventare prima o poi dei politici anche loro. Hanno comunque la preparazione necessaria: cioè, non sanno fare niente.

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