giovedì 4 ottobre 2012

La degenerazione italica


Quando diedi inizio a questo blog sui vizi e le virtù degli italiani non immaginavo che ci sarebbe stato tanto materiale sulla loro degenerazione. Che dire dello stato comatoso della nostra politica, anzi delle nostre virtù civiche? Assistendo a tanta corruzione, cascano le braccia e anche la penna, e si prova in senso di nausea. Avendo una certa età, so bene che da parecchi decenni la situazione va deteriorandosi. Una volta si parlava di "questione morale", ma ci si riferiva allo stesso problema: la corruzione del mondo politico, l'idea che la politica potesse servire non a fare il bene comune ma ad arricchire se stessi e i propri parenti. Con l'ultimo avvento del governo Berlusconi, poi, c'è stato un crollo verticale. Abbiamo visto un partito che vota in base alle convenienze personali del suo padrone-fondatore e in base alle sue urgenze processuali. Anche adesso non si può raggiungere un accordo su una legge anti-corruzione perché Berlusconi vorrebbe introdurre emendamenti che lo favoriscano nei suoi processi. Non siamo mai caduti tanto in basso.
Ma, detto questo, va precisato che la corruzione, la caduta del senso morale, ormai riguarda tutti gli italiani. È come se questo popolo avesse perso ogni ritegno. Rubano i politici, rubano i professionisti, rubano i commercianti, rubano gli imprenditori, rubano i banchieri, rubano i notai e rubano i preti. Quale terremoto c'è stato nelle coscienze degli italiani, al punto di far loro credere che ogni truffa, ogni spreco, ogni delirio di ricchezza siano diventati leciti?
Evidentemente è la cultura italiana che è entrata in crisi. Il cattivo esempio viene dall'alto e poi si diffonde a tutti i livelli. È l'intero paese che ha perso la rotta e naviga a vista. I politici sembrano incapaci di cambiare se stessi e le loro disoneste leggi, i preti sono i primi ad evadere le tasse o a dilaniarsi tra cardinali, vescovi e maggiordomi spioni, e gli imprenditori scappano all'estero in cerca di qualche popolo da sfruttare meglio o da usare come agnello sacrificale per le loro industrie nocive. Sono venuti fuori tutto l'egosimo, il familismo amorale, la disunione e l'irresponsabilità di questo popolo.
Le differenze tra ricchi e poveri, e gli enormi stipendi che vanno a dirigenti pubblici e privati, senza alcun riferimento con ciò che fanno realmente e con ciò che guadagnano i dipendenti, rivelano un desiderio di privilegi e una voglia di ditinguersi non in base ai meriti, ma per arroganza e disprezzo - disprezzo degli altri, disprezzo del volgo.
Che fare? Come uscire dalla crisi?
Introdurre una nuova cultura, creare nuovi valori, cercare di allargare la mente, vedere il piccolo moralismo da cui siamo affetti, mettere in evidenza il narcisismo infantile e l'egoismo personale da cui molti, troppi italiani sono affetti. Riflettere. Pensare. Stare un po' in silenzio. In una parola, diventare persone serie.


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