martedì 5 luglio 2011

Fine di regime

E così il ventennio berlusconiano si avvia a lasciarci un disastro. Aumentano le tasse, le tariffe e i ticket sanitari e diminuiscono i posti di lavoro. Si è accresciuta la povertà e si è allargato il divario tra ricchi e poveri. Non si tratta di un caso, ma dell'effetto di politiche che hanno perseguito gli interessi privati di pochi a detrimento dello stato sociale. C'è al fondo una ideologia: tagliare la scuola pubblica a favore della scuola privata, e ridimensionare la sanità pubblica a favore di quella privata e dei pochi che se la possono permettere. In tal modo la crisi provocata dai ricchi verrà pagata per generazioni dai poveri. Le ruberie degli speculatori e dei politici verranno ripianate dai ticket degli ammalati e dalla riduzione delle pensioni. La Grecia è vicina. Quanto ai tanto ventilati sacrifici della casta, tutto è rinviato al futuro. Mai siamo stati governati così male, mai gli interessi di pochi sono stati tanto favoriti a scapito degli interessi sociali. E, in mezzo a questo disastro economico, di che cosa si preoccupa il governo? Delle intercettazioni telefoniche, che hanno il grave torto di mettere in evidenza la corruzione e la volgarità di chi ci governa. Tutto dev'essere nascosto agli occhi del povero cittadino. Lui deve essere convinto che va tutto bene e che i nostro governanti, anziché darsi ai festini e al lucro personale, pensano giorno e notte al nostro bene. A tanto si arriva quando si affida la cosa pubblica a miliardari populisti.

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