Non mi riferisco
al gran numero di lavoratori o di pensionati precari (che pure esistono), ma
alla inconsistenza del paese, alla sua instabilità. Qua tutto è improvvisato e
pericolante. Gli italiani sono divisi su tutto e non arrivano mai ad esprimere
né un movimento collettivo né una solida maggioranza. I governanti si inventano
da un giorno all’altro tasse e provvedimenti che il giorno dopo vengono
smentiti o si rivelano sbagliati.
Lo spettacolo di
queste elezioni europee è sconfortante. Berlusconi ripete sempre più
stancamente le sue battute, Grillo sogna la rivoluzione francese, le liste di proscrizione
e i processi pubblici, e Renzi vorrebbe far qualcosa, ma ha dietro di sé un
partito diviso.
Gli italiani non sono mai d’accordo su niente e, anziché mettersi a risolvere concretamente
i problemi, sognano grandi rovesciamenti. Utopisti, superficiali e caotici. E corrotti:
nella confusione generale, non mancano mai politici e amministratori pronti a
rubare il denaro pubblico.
I mali che
affliggono la nostra economia sono in realtà un riflesso dei mali che affliggono
il carattere italico. È per questo che siamo il grande malato d’Europa. La
nostra è una crisi morale.
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