Alla affollata categoria di maschere italiane della
commedia dell’arte dobbiamo aggiungere, oltre ai Pulcinella e agli Arlecchini
(servitori di due o più padroni), altri due personaggi: il Rivoluzionario e il Controriformista.
Il primo è l’italiota che, non essendo capace di organizzare una protesta
civile, si lancia a immaginare e talvolta a realizzare buffonesche parodie
della rivoluzione violenta. Naturalmente, essendo un velleitario, il suo
tentativo finisce in farsa, dato che, anche per fare la rivoluzione ci vogliono
metodo e organizzazione, qualità che la nostra maschera non possiede.
Il secondo è invece
l’italiota che a parole vorrebbe cambiare mare e monti, ma che poi, di fronte
alla possibilità pratica di fare qualche riforma concreta, si ritrae spaventato
rivelandosi per quello che veramente è: un conservatore che ha paura di ogni
novità. Il nostro sognatore è un misoneista che non si limita a concepire grandiosi
cambiamenti soltanto teorici, ma che intralcia successivamente chiunque tenti
di passare dalla teoria alla pratica.
L’Italia, come insegna la nostra
storia, è piena di Rivoluzionari che non faranno mai nessuna seria rivoluzione
e di Controriformisti che ostacoleranno ogni seria riforma. Sarà per questo che
siamo bloccati in un paludoso stallo?
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