Questa gente ha costruito una burocrazia infernale, non per aiutare il comune cittadino, ma per rendersi indispensabile. Naturalmente una società del genere, in epoca di globalizzazione, non è in grado di competere con le aziende straniere, molto più efficienti. L'italiota non è in grado di stare sui mercati internazionali, dove esiste meno burocrazia e meno costi, e dove c'è meno corruzione e meno rendite di posizione.
Gli italioti credono che basti avere una civiltà antica ed aver ereditato monumenti ed opere d'arte uniche al mondo per essere considerati importanti. Ma è da tempo che non creano più niente di nuovo, e non si può vivere sugli allori. Anche solo per trarre profitto da queste opere, bisogna sapersi organizzare, investire e darsi da fare. Ormai, ci sono paesi, meno dotati del nostro, che attirano molti più visitatori.
L'adesione poi ad una religione medievale, il cattolicesimo, piena di superstizioni, che si oppone ad ogni riforma sociale rende questo popolo ancora più arretrato culturalmente.
Quando poi le cose vanno male, gli italioti sono abituati ad attendersi tutto dall' "uomo della provvidenza", senza muovere un dito. Anzi, guardano con invidia e malcelato disprezzo colui che si dà da fare; e fanno di tutto per mettergli il bastone fra le ruote. Pronti a dargli addosso non appena si rivela inferiore alle aspettative.
Insomma, proprio a causa della sua antica cultura, è molto complicato per questo paese cambiare e diventare più reattivo ed efficiente. Qua c'e ancora chi rimpiange i Borbone o il Papa Re. Come dicono i Vangeli, "non è facile mettere vino nuovo in otri vecchi". Anche se ormai è indispensabile, perché gli otri si stanno comunque spaccando.
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