venerdì 18 novembre 2011

Mario Monti

Fa piacere ascoltare, dopo tanti anni di litigi e di scandali, la voce di un Presidente del Consiglio di tutt'altro stile: la pacatezza al posto dell'arroganza, la modestia al posto della presunzione, la lucidità al posto delle velleità confuse, l'autorità al posto dell'autoritarismo, la serietà al posto della politica delle barzellette, la competenza al posto dell'improvvisazione, l'educazione al posto della volgarità, l'europeismo al posto del provincialismo leghista, lo spirito di servizio al posto dell'interesse privato. Il carattere degli uomini è fondamentale anche in politica. Eravamo abituati ad un uomo che si credeva il salvatore della patria e che invece l'ha portata sull'orlo del falllimento. Berlusconi era l'uomo della divisione e della contrapposizione: un passionale, incurante delle regole, un uomo che suscitava o amore o odio, un uomo che voleva dominare tutto e tutti come il padrone di un'azienda, un imprenditore che ha ridotto l'Italia ad una specie di set televisivo, dove tutto è fasullo, un imprenditore che ritiene sua proprietà personale anche lo Stato.
Dispiace però che Monti sia chiamato a fare il lavoro sporco, cioè a imporre quei sacrifici che gli altri politici, quelli che vogliono essere amati (e rieletti), non hanno il coraggio di decretare. Viene quindi mandato avanti a rendersi antipatico, a fare macelleria sociale. Lui ci metterà la faccia. Gli altri,i politici, se ne staranno dietro le quinte a litigare, a odiare, a ordire trame e a criticare, pronti a saltar fuori non appena fallirà o avrà successo. Non ci siamo dunque liberati della casta degli incapaci e dei faccendieri. Purtroppo li rivedremo presto all'opera, su tutte le televisioni a ripetere le loro idee stantie e a fare i pavoni... in un eterno ritorno della marmaglia.

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