mercoledì 7 settembre 2011

Rassegnati e indignati

E' noto che gli italiani non hanno mai fatto una rivoluzione. Non sono come i francesi - e si vede. Non hanno mai cacciato con i forconi i nobili e i preti corrotti. Nel loro DNA c'è la sottomissione al padrone, al re, al duce, al papa o al potente di turno, non importa quanto sia corrotto. Anzi, sono convinti che al potente e al ricco sia permesso tutto, anche di farsi le leggi su misura. Sono il popolo ideale per chi voglia spadroneggiare. Non a caso hanno inventato la Chiesa, il fascismo o oggi il berlusconismo, tutti regimi corrotti in cui i potenti ei ricchi fanno quello che vogliono.
Ogni tanto, è vero, si ribellano. Ma, non avendo coscienza civile, lo fanno confusamente e senza insistere. Insomma, sono il popolo più mansueto d'Europa. Da noi, le distanze tra ricchi e poveri sono le più alte del mondo occidentale. Da noi i privilegi della casta sono siderali.
Anche oggi assistiamo all'incredibile spettacolo di un governo che era nato per abbassare le tasse (così diceva fino a poco tempo fa) e che le sta aumentando. I parlamentari che vanno in pensione dopo cinque anni costringono i cittadini ad andarci sempre più tardi. I governanti che hanno stipendi e vitalizi d'oro danno ai suddditi salari e pensioni da fame.
Ce ne sarebbe per fare una rivoluzione. Ma gli italiani non la faranno mai. Protesteranno scompostamente per un po' e poi accetteranno tutto. Sono secoli che ingoiano nefandezze d'ogni genere, sempre rassegnati, dando per scontato che il potere sia esattamente questo: approfittare del denaro pubblico, appropriarsi di ogni privilegio, farsi gli interessi propri, arricchirsi alle spalle del popolo bue e tartassare il cittadino. Nella speranza di potere anche loro un giorno far parte della cricca dei privilegiati e spadroneggiare sulla vile plebaglia. Questo è il loro massimo desiderio.

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