mercoledì 17 agosto 2011

La pubblicità del papa

Mentre da noi i trombettieri del papa esaltano in radio e televisione la "Giornata mondiale della gioventù" che si terrà a Madrid, in Spagna migliaia di altri giovani sono scesi in piazza per protestare, oltre che per gli abusi del preti pedofili, per i 50 milioni di euro che il viaggio di Benedetto XVI costerà ai contribuenti spagnoli. Già, perché in questi tempi grami il papa se ne va in giro con i suoi abiti e i suoi scarpini firmati ad esaltare la ricchezza e la potenza della Chiesa. Lui non fa nessun sacrificio, ma parla tanto di carità. Anche in Italia si tagliano le feste laiche, ma non quelle cattoliche e soprattutto non i soldi (un miliardo di euro) che i contribuenti italiani devono sborsare ogni anno per mantere un esercito di preti. Sarebbe ora di ridurre l'8 per mille alla Chiesa. Perché nessuno avanza una proposta del genere?Rimbambiti dalle campagne pubblicitarie della Chiesa (che costano ben nove milioni di euro, il triplo di quanto donato per esempio per le vittime dello tsunami)), gli italioti sono convinti che quei soldi vadano in opere di carità, ma la verità è che solo il 20 per cento di quella cifra viene utilizzato in tal senso. Lo dichiara lo stesso Avvenire. L'80 per cento rimane in tasca ai preti. D'altronde, ormai il cattolicesimo non è che questo: furbo uso del marketing.

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