mercoledì 19 gennaio 2011

La vergogna italiana

Già alla caduta del fascismo, con gli eserciti alleati sul territorio italiano, c'era chi fino all'ultimo si ostinava a difendere l' "uomo della Provvidenza", il duce e il suo regime. Che cosa ci volle per convincerli di aver sbagliato? Ci volle il crollo definitivo dell'Italia, le città ridotte in macerie.


Speriamo che oggi non si debba aspettare tanto. Anche se i sintomi del crollo sono ben visibili: l'economia che va indietro, il caos della politica, la crisi finanziaria internazionale, l'incombere di un federalismo distruttivo dell'unità e la disoccupazione record. Ma gli immancabili sostenitori del regime, i fedelissimi, gli zelanti "repubblichini" vogliono lottare fino all'ultimo. Si sentono circondati da nemici o da congiure. Tutto pur di non ammettere che hanno puntato sul cavallo sbagliato, che si sono gravemente sbagliati, che sono loro i veri responsabili dello sfascio nazionale, perché un uomo solo non potrebbe governare senza un esercito di lacché e di servitori.

Siamo la vergogna dell'Europa. In nessun altro paese, un uomo toccato da tante inchieste e da tanti sospetti potrebbe continuare a essere capo del governo. Già gli altri paesi europei ci consideravano un popolo poco serio, al limite della farsa. Ora ci domandano attoniti come facciamo a portare avanti questa situazione.

Già, come facciamo?

Non è perché abbiamo troppe menti disabituate a riflettere e tendenti a pensare solo al proprio tornaconto personale? Non è perché abbiamo troppe coscienze disabituate a funzionare e inclini ad affidarsi ciecamente all'uomo "forte"?

E chi è stato a insegnare agli italiani questa attesa di un uomo che risolva in un colpo solo tutti i loro problemi?

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