Può darsi che il ministro
Lupi non abbia intascato niente personalmente. Ma è la solita storia: quando si
è nel giro giusto, quando si conoscono coloro che danno lavoro utilizzando i
fondi pubblici, quando ci si frequenta abitualmente tra privilegiati, non c’è bisogno di chiedere
tangenti: i favori vengono elargiti spontaneamente per conquistare il politico.
Quindi, se il ministro non
sapeva dei traffici illegali che avvenivano nel suo ministero, era quanto meno
un ingenuo. E se sapeva e non è mai intervenuto, è corresponsabile delle
ruberie.
Notiamo che anche Lupi era
un esponente di Comunione e Liberazione, quel movimento ecclesiale fondato da
don Giussani che si è sempre distinto per occuparsi degli appalti pubblici
attraverso le giuste conoscenze. Tra i membri finiti in galera e quelli sotto
processo, come Formigoni, e adesso il ministro Lupi dimesso, questi cattolici
hanno dato un prova esemplare del loro attaccamento alla famiglia… e al denaro.
Resta l’arcivescovo di
Milano, anche lui un prodotto di quell’ambiente e di quella cultura. Aspettiamo
in riva al fiume.
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