Pare che qualcuno abbia deciso la
distruzione dell’Italia. In pochi mesi siamo passati dai terremoti che hanno
devastato il Centro Italia alla siccità, dall’arrivo di un’asfissiante aria
africana agli incendi, dall’invasione di emigranti che arrivano come cavallette
alle incursioni sconsiderate delle Ong straniere che ci portano tutti qua, dalla
crisi del Comune di Roma, in mano ai Cinquestelle, alla debolezza dei nostri
governanti che non sono capaci nemmeno di affermare la sovranità del paese.
Timidi ed esitanti, subiamo l’attacco
economico di paesi come la Francia, che vuole trasformarci evidentemente in una
sua colonia.
Che cosa ci manca ora? Una bella eruzione
vulcanica, lo scioglimento dell'Artide o dei nostri residui ghiacciai e una
prosecuzione ad oltranza della siccità, con la fine della nostra agricoltura?
Fra le varie piaghe bibliche non possiamo
dimenticare il clima elettorale dei nostri politici che si azzannano in tante
piccole fazioncine, com’è nella loro peggiore tradizione. Questo però è un
errore degli italiani che, avendo bocciato l’ultimo referendum costituzionale,
hanno reso l’Italia ancora più fragile, facendo avanzare le pretese delle
regioni, che infatti hanno già indetto referendum per distruggere del tutto
l'unità italiana. Al peggio non c'è mai fine.
Sembra che gli italiani siano in preda ad
una irrazionale volontà autodistruttiva.
Ci manca Attila. Ma forse Grillo, con quel
faccione rugoso e quel barbone, è un suo discendente. A Roma è già passato, e
lì non cresce più erba.
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