Bisogna riconoscere, con il senno di poi,
che l’entrata in Europa è stata per l’Italia un errore enorme. Siamo vasi di
coccio tra due vasi di ferro: la Germani e la Francia.
La Germania ha costruito una moneta per
sé, costringendoci ad un cambio rovinoso, che ha distrutto mezza economia e la
nostra capacità di concorrenza. Risultato: la Germani prospera e noi ci siamo
impoveriti.
Ma è la Francia la nostra peggior nemica.
Non solo si è impadronita delle nostre migliori aziende (e di alcune strategiche
come la Telecom), ma ci ostacola in Libia per sottrarci il petrolio.
Mentre la Commissione europea ci strangola
e ci ricatta con la storia del debito pubblico e degli spread, noi dobbiamo
capire che l’ideale europeo è fallito. Non solo l’Europa non aiuta i paesi più
deboli (si veda come ha ridotto la Grecia), ma li sfrutta ancora di più
riducendoli a colonie. In pratica, oggi sono i popoli poveri che pagano i conti
più salati, talvolta rovinosi, e non hanno la possibilità di riprendersi.
Vediamo benissimo, nel caso dell’emigrazione,
che, dopo aver bloccato (anche con i nostri soldi) la rotta balcanica, nessun
paese europeo è disposto a chiudere la rotta mediterranea. Anzi, ci mandano le
Ong per rovesciarci addosso ancora più emigranti.
Francia e Austria ce li riportano
indietro. Alla faccia dell’europeismo!
L’Italia deve reagire e ritrovare la
propria autonomia. Basta chiedere permessi agli altri paesi europei. Dobbiamo
imparare da Francia e Germania, che sono europeiste solo a parole, ma che nei
fatti curano solo i loro interessi nazionali.
Impariamo a fare i nostri interessi, dimenticandoci
dell’Europa, che tanto non esiste più: è solo un mercato, dove solo i ricchi
fanno affari.
Non c’è bisogno di uscire dall’euro. Agiamo
in Libia e facciamoci un’altra moneta. L’Europa è morta: sia pace alla sua
anima.
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