Finite le elezioni regionali, siamo più confusi che mai. L’unica cosa
certa è che la politica italiana rimastica sempre le stesse cose. Renzi ha
perso il momento magico e, a forza di divisioni e di litigi, il suo partito è
rientrato nei limiti tradizionali. Gli italiani sono divisi su tutto e l’unica
cosa di cui sono convinti è l’odio verso chi governa. C’è infatti un divario
incolmabile tra classe politica e cittadini comuni, tra necessità e interventi governativi,
tra l’enormità dei problemi e la limitatezza delle decisioni. Tutti sono
insoddisfatti, ricchi e poveri.
Ma ciò che colpisce è la rapidità dei cambiamenti. Si passa da un
estremo all’altro con grande velocità. Dopo qualche mese finisce ogni luna di
miele. E si cerca nell’opposizione ciò che il governo non ha dato. Si dirà che
è il gioco della democrazia. Quando però il gioco diventa troppo rapido, una
parte consistente dell’elettorato perde ogni fiducia e diserta le urne.
In effetti, i problemi con cui si confronta l’Italia hanno una
dimensione mondiale, mentre le soluzioni adottate sono sempre locali, parziali
e, tutto sommato, insufficienti.
Governare è difficile, perché ormai il paese ha rinunciato a parte della
propria sovranità per entrare a far parte dell’Europa. Ma l’Europa, dominata
dalla Germania, richiede sacrifici e regole talvolta troppo stringenti e
soffocanti. Non si vede d’altronde che cosa potrebbe fare un paese piccolo come
l’Italia di fronte a problemi di portata mondiale, come l’immigrazione, la
globalizzazione e la difesa ambientale.
Resta l’eterno problema degli italiani: come essere uniti, come non litigare
mentre fuori infuria la tempesta e c’è bisogno di interventi urgenti.
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