giovedì 17 dicembre 2015

I familisti

Sappiamo che l’italiota è un familista per definizione. Non si muove da solo, ma in gruppo. E il suo gruppo di base è la famiglia.
Così, quando è in una posizione di potere, favorisce smaccatamente i familiari, gli amici, le mogli, le amanti, le persone del suo giro sociale, e se ne frega di tutti gli altri, che sente come estranei se non come nemici.
Forse non c’è un politico in Italia che non faccia affari in questo modo. Indifferente a questioni di merito e di competenza.
Perfino le banche lavorano così: concedono prestiti non in base a criteri oggettivi, ma in base a criteri del tutto soggettivi. Favoriscono i familiari, gli amici, gli amici degli amici, gli amici del partito o gli amici del movimento di cui fanno parte - politico, religioso, massonico, mafioso, ecc.
Ma, con questi criteri, non si va lontano. E, prima o poi, arriva la crisi.
Come fare ad uscire da questa primitiva, obsoleta e provinciale mentalità clanica?
È difficile: dovremmo favorire una cultura del merito e dell’imparzialità. Dovremmo combattere il settarismo.
Ma la faziosità è proprio un’altra delle caratteristiche italiche.
E allora?
Forse trovare politici e amministratori… orfani.


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